Venerdì 15 giugno, ore 9-10:30
Sebbene sia un fatto noto che la Chiesa e gli enti che rientravano nel suo complesso ordinamento, tra i quali la gran parte degli ospedali medievali, abbiano rappresentato la maggiore e più ampia organizzazione economica e finanziaria europea di Antico Regime, questo ruolo economico corre sempre il rischio di essere sottostimato nella percezione di noi contemporanei. E in particolar modo quando si tratta di enti assistenziali e caritativi, nonostante il fatto che questi, a partire dal tardo medioevo, disponessero di patrimoni largamente superiori a quelli dei monasteri e delle chiese. Negli ultimi decenni, svariate ricerche hanno messo in luce aspetti fondamentali dell’economia della carità: il ruolo degli enti assistenziali quali perni di organizzazione economica e territoriale; la partecipazione di confraternite elemosiniere e ospedali ai mercati immobiliari, fondiari, alimentari e finanziari; gli investimenti delle élites nelle opere pie; l’adozione di forme di contabilità sempre più raffinate; il ruolo di creditori di comuni e principi e viceversa i finanziamenti pubblici a favore di quelle che già nel medioevo si configurarono quali importanti imprese sociali. L’interesse degli studiosi ha seguito, non a caso, le altalenanti vicende del welfare e dello stato sociale in Europa: se, negli anni Sessanta del Novecento, l’affermazione di quest’ultimo stimolò la riflessione storica sull’assistenza, potremmo dire che ora è il contrario, ovvero che il progressivo smantellamento del welfare, proprio in un momento di drammatico confronto con nuove forme di bisogno sociale, locale e di importazione, sollecita nuova attenzione. Si propone pertanto un panel focalizzato sull’ospedale medievale non tanto nella sua veste di luogo di assistenza, quanto nella sua fisionomia di attore economico di città e campagne. Dal punto di vista economico, l’assistenza non può considerarsi solo come una fonte di spesa o come un impiego di denaro a scopi disinteressati dal rendimento del capitale; già nel medioevo l’assistenza era infatti anche un investimento atto a produrre ricchezza. L’ospedale era senz’altro un luogo di ricchezze. Si trattava di ricchezze ultraterrene, perché qui si poteva investire nell’aldilà, redimendo vite di peccatori tramite il dono al prossimo bisognoso dei propri beni e persino della propria persona, se necessario (è il caso dei donati, degli oblati e dei dedicati). Ma si trattava anche e soprattutto di ricchezze terrene: grazie a lasciti e donazioni numerosi ospedali divennero non solo grandi proprietari immobiliari e fondiari, riuscendo di conseguenza ad entrare nel mercato della terra e dei prodotti agro-alimentari, ma anche gestori di capitali mobili, assumendo in certi casi persino la funzione di monti di deposito e di prestito. Risulta quindi proficuo approfondire il nesso tra ospedali ed economia nel medioevo, presentando nuovi case-studies che offrano una comparazione fra reti economiche e ospedaliere, urbane come rurali. I relatori, di diversa collocazione e posizione all’interno della comunità scientifica, offriranno una panoramica delle reti economiche ospedaliere affiancata da due esempi ben documentati di centri finora meno indagati di altri (Treviso e Parma).
Coordinatore: Marina Gazzini
Relazioni:
Marina Gazzini, Ospedali e reti di economia
Thomas Frank, I contadini dell’ospedale trevigiano di Santa Maria dei Battuti nel tardo medioevo
Olga Ricci, Rendicontare l’assistenza. La documentazione economica di ospedali e confraternite a Parma nel basso medioevo
Discussant: Andreas Rehberg