Venerdì 15 giugno, ore 16-17:30
Un punto fermo e notissimo è che consortili rurali e società o consociazioni urbane, nutriti da famiglie aristocratiche, di consistenza e dinamiche assai varie sono un tratto abituale del paesaggio sociale e politico bassomedievale, quale soluzione “normale”, sollecitata innanzitutto da un regime di diffusa conflittualità. Ma più in particolare, a partire dalla seconda metà del Duecento in talune situazioni urbane dell’Italia nordoccidentale, di diversa taglia e tradizione, e con almeno un importante sconfinamento territoriale rispetto a tale ambito, si osserva come si coagulino di fatto e talora vengano ufficialmente formalizzate unioni di famiglie di peso diverso, solitamente di lunga tenuta nel tempo, che superano precedenti esperienze come le società di torre. Con questo panel si intende innanzitutto manifestare un’intenzione di studio delle consociazioni familiari a Genova, ben note come alberghi. La relazione di Paola Guglielmotti avrà funzione introduttiva rispetto al problema della genesi e a una serie di punti chiave: si replicano i risultati di una ricerca recente (2017: albergo Squarciafico) con limite cronologico nell’estremo Duecento, ma si introduce qualche elemento comparativo (anche con Lucca), dato l’intento di non elevare le consociazioni genovesi a paradigma. Tale interpretazione è condivisa dall’altra relatrice, Denise Bezzina, che sta lavorando sul contesto genovese e presenta l’avvio di una grossa indagine dedicata a un albergo che, tra l’altro, piazza finalmente al centro dell’attenzione un coacervo familiare, i de Nigro, diverso dalle note quatuor gentes cittadine, giungendo fino ai primi del secolo XV. Per attutire in partenza i rischi dell’isolamento di un’indagine concentrata su una sola città, Marta Gravela si concentrerà su un caso tardo medievale torinese, ma che ha radici in un’esperienza di ambito astigiano (i Gorzano). La prospettiva auspicabile sarebbe infatti di censire le variazioni di coordinamento plurifamiliare – più o meno esplicitamente normato verso l’interno e/o verso l’esterno della consociazione – che si sviluppano a partire da contesti comunali diversi, anche in fase molto avanzata: intendendo alberghi, hospiciae domus come organismi che, per esempio, possono esprimere o assorbire la mobilità sociale oppure smorzare e incanalare la conflittualità politica. Per quanto riguarda una messa a fuoco storiografica, ariosa per la componente internazionale convocata, sullo specifico tema delle famiglie e degli aggregati parentali il rimando è adesso proprio al recentissimo libro di Marta Gravela (2017). Il punto di partenza resta comunque Grendi, che già nel 1975 ha condotto l’unica, e molto seminale, trattazione fortemente diacronica e d’insieme su cui si può contare in materia di alberghi genovesi e cui si può largamente attingere anche per l’individuazione di temi e problemi in ambito extragenovese: eccellenti rivelatori di un buon set di dinamiche, in quanto organismi socio-politici, con diversa morfologia aggregativa e diversa traiettoria politica nel tempo, in quanto istituti a carattere demo-topografico, in senso molto estensivo per ciò che concerne le forme dell’insediamento e dell’organizzazione familiare, anche in una più attuale prospettiva di storia di genere, perché definiti istituti «maschili per eccellenza».
Coordinatore: Paola Guglielmotti
Relazioni:
Paola Guglielmotti, Gli alberghi genovesi: la genesi degli Squarciafico e la proposta di un questionario
Denise Bezzina, I de Nigro fra tardo Duecento e primi del Quattrocento: progetti familiari e modalità consociative di un albergo genovese
Marta Gravela, Hospitia a Torino fra Due e Quattrocento
Discussant: Maria Patrizia Mainoni