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Società Italiana per la Storia Medievale

Appello per la continuità di apertura di archivi e biblioteche

Il Coordinamento della Giunta Centrale degli Studi storici e delle Società storiche – di cui la SISMED fa parte – aderisce e rilancia il seguente appello per la continuità di apertura di archivi e biblioteche rivolto alle istituzioni della Repubblica Italiana.

I docenti universitari, i ricercatori strutturati e freelance, i dottorandi in materie umanistiche che basano il loro sostentamento sulla ricerca si vedono improvvisamente, e nuovamente, in grande difficoltà. La rinnovata chiusura degli archivi e delle biblioteche impedisce infatti il lavoro di questa eterogenea categoria professionale, che non può sostituire le attività di ricerca sul campo con il lavoro da remoto.
La chiusura di “musei e altri istituti e luoghi di cultura” disposta con il DPCM 3 nov. 2020 (art. 1, comma 9, lettera R), coinvolge infatti anche archivi e biblioteche (Codice dei beni culturali e del paesaggio, art. 101). Parificare le istanze di divulgazione aperte al grande pubblico (musei e mostre) e i luoghi di ricerca frequentati per motivi lavorativi da un’utenza ristretta e accorta di specialisti (archivi e biblioteche), rischia di paralizzare la ricerca scientifica di ambito umanistico, già da mesi in seria difficoltà per le restrizioni dovute alla crisi sanitaria. Per tali categorie l’accesso diretto a depositi librari e fondi archivistici è fondamentale e non sostituibile in alcun modo con lo smart working.
L’indispensabile necessità di frequentare fisicamente alcuni spazi per svolgere attività di ricerca è ricordata dal decreto per i soli laboratori tecnico-scientifici (art. 1, comma 9, lettera U). D’altro canto, la lettera NN del comma 9 prevede che le attività professionali in genere possano continuare, servendosi quando possibile del lavoro agile e incentivando, per il resto, l’assunzione di protocolli anti-contagio e procedure di sanificazione. Tali procedure sono state implementate in archivi e biblioteche sin dalle prime riaperture della scorsa estate: applicate e osservate in modo rigoroso, non hanno condotto a situazioni note di contagio avvenuto all’interno di tali ambienti.

Lascia dunque perplessi l’assenza di più specifiche indicazioni e forme di tutela per i professionisti della ricerca umanistica da parte di un Governo che ha il compito costituzionale di promuovere la cultura e la ricerca scientifica in tutte le sue declinazioni: umanistica, scientifica teorica, scientifica applicata, tecnica ecc. (art. 9 della Costituzione: “La Repubblica promuove lo sviluppo e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”). La salvaguardia della ricerca umanistica è in perfetta armonia con lo sforzo del Governo per tutelare la dimensione lavorativa in questo difficile contesto, concorrendo anch’essa al “progresso materiale o spirituale della società” (art. 4 della Costituzione: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”).
Senza voler apportare sterile polemica in un momento già difficile, si chiede che vengano prese chiare posizioni circa lo svolgimento delle attività di ricerca in ambito umanistico. Se gli archivi e le biblioteche devono restare chiusi agli studiosi, è necessario che sia affrontato di conseguenza il tema della sospensione e della proroga di corsi dottorali e contratti di ricerca. Se ciò non fosse possibile, occorre consentire l’accesso a biblioteche e archivi mantenendo i protocolli di apertura limitata e le disposizioni igienico-sanitarie sinora in vigore, similmente a quanto avviene in tutti i casi in cui le attività lavorative in presenza non possono essere sostituite dal lavoro a distanza. Non intendiamo dunque sottrarci allo sforzo richiesto a tutti i cittadini per contenere la pandemia. Vorremmo, tuttavia, che non cadessero nell’oblio le esigenze lavorative degli specialisti delle discipline umanistiche, senza i quali non si può tutelare né promuovere il progresso e lo sviluppo economico e sociale del Paese e in ultimo la valorizzazione del suo inestimabile potenziale culturale.

Scaricare l’appello (PDF)

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