Giovedì 14 giugno, ore 16-17:30
Il tema dell’accesso delle donne agli spazi pubblici e di potere, intesi sia come spazi fisici nei quali si svolge l’azione politica di coloro che hanno titolo per parteciparvi, sia come ambiti immateriali nei quali si ridefiniscono volta per volta le forme della partecipazione al gioco politico ed economico anche dei soggetti esclusi tradizionalmente dalle istituzioni politiche, cioè appunto le donne, è stato oggetto, negli ultimi anni, di numerosi studi (ci si limita a ricordare, recentissimo, I poteri delle donne al tempo di Matilde, di Tiziana Lazzari e, per quanto riguarda il mondo monastico, Women in the medieval monastic world, curato da Burton e Stöber); queste nuove ricerche hanno ampliato la gamma delle possibili utilizzazioni, in sede storiografica, di tale tema, e offrono la possibilità di condurre comparazioni tra le forme dell’agire di donne appartenenti a contesti giuridici e cronologici differenti tra loro. Gli interventi intendono presentare e porre a confronto tre diverse modalità di partecipazione delle donne, laiche e religiose, alla definizione degli equilibri di potere in periodi (il X e il XII secolo) e in aree geopolitiche (Roma, Venezia, la Liguria) in cui, per motivi diversi, questi equilibri appaiono profondamente alterati. Le aree che si intende considerare si caratterizzano per il fatto di giungere, al termine dell’arco cronologico preso in esame, a una analoga, forte restrizione dell’accesso delle donne al potere, pur essendo le condizioni di partenza molto diverse tra loro. Nella Roma del X secolo il contesto politico consentiva non solo la piena accettazione di un autonomo intervento politico femminile, ma il predominio dei Teofilatti spingeva a considerare, in una certa misura, irrilevanti le differenze qualitative tra l’azione politica maschile e quella femminile; una situazione anomala, che non regge ai processi di normalizzazione che si attuano anche nella città dei pontefici tra XI e XII secolo. La Venezia e la Liguria del XII secolo si collocano all’estremità opposta della parabola, nella cornice consolidata del confronto tra aree urbane, poteri comunali e territori di più o meno mediata pertinenza cittadina sui quali, per il XII secolo, si proietta con vigore l’espansionismo urbano; una cornice entro la quale l’accessibilità degli spazi pubblici e di potere – tanto agli uomini, tanto più alle donne – è sempre più limitata e regolamentata dai nuovi quadri politici e istituzionali che si vanno consolidando, senza tuttavia risultare del tutto preclusa alle donne. Obiettivo delle relazioni è porre a confronto le diverse relazioni sviluppate da queste donne con gli ambiti pubblici in senso lato, quelli in cui agivano le istituzioni politiche del loro tempo, formali o informali, sia in una situazione “eccezionale” che in una condizione di normalizzazione politica e istituzionale. Importante strumento di analisi comune alle tre relazioni ed elemento di raccordo tra esse è il rapporto di queste donne con il patrimonio a cui hanno accesso e le scelte gestionali che compiono, espressione non secondaria dell’azione pubblica nel medioevo.
Coordinatore: Anna Rapetti
Relazioni:
Veronica West-Harling, Le donne di Alberico
Paola Guglielmotti, Donne delle stirpi signorili nello spazio ligure del secolo XII: gestione e devoluzione del patrimonio
Anna Rapetti, Monache e badesse fuori dal chiostro (Venezia, San Zaccaria, XII secolo)
Discussant: Tiziana Lazzari