Società Italiana per la Storia Medievale

Sessione 22. Disobbedire nella Chiesa: discorsi, conflitti e gerarchie tra Alto e Basso Medioevo (IX-XIII secolo)

Venerdì 15 giugno, ore 9-10:30

La categoria di obbedienza acquista un valore centrale nella riflessione teorica della Chiesa cattolica a partire dalla Riforma Gregoriana. In effetti, essa si caratterizza come nozione chiave per regolare/regolamentare i comportamenti dei diversi attori che agiscono all’interno dell’ecclesia; e come criterio centrale per l’articolazione di una gerarchia ecclesiastica in via di consolidamento. Questo processo ha spesso portato l’attenzione degli storici a concentrarsi sull’emergere di una «retorica dell’obbedienza» a partire dall’XI secolo; a rimanere il più delle volte in ombra, invece, è stata l’importanza della sua controparte: la disobbedienza. Si tratta di due categorie, evidentemente, strettamente legate: tuttavia, porre l’attenzione, specificamente, sulla disobbedienza, consente di ripercorrere una storia che è già ben presente prima del Mille, come emerge ripetutamente dalle testimonianze coeve. Lo scopo del nostro panel è quindi quello di analizzare casi di disobbedienza ecclesiastica collocati in punti temporali e spaziali differenti, al fine di verificare continuità e discontinuità su quali fossero i possibili ambiti della disobbedienza, e cosa essi ci lascino intravvedere rispetto a problemi come il riconoscimento dell’autorità e della legge e il rispetto delle gerarchie. La categoria di disobbedienza appare come un problema-accusa ricorrente nei conflitti vescovili che caratterizzarono il IX secolo. Essa si presenta infatti come una questione nodale nei noti casi di Incmaro di Laon, Rotardo di Soissons, Adelardo di Verona. Si cercherà dunque di riflettere su cosa significasse questa categoria in una società carolingia senza una chiara gerarchia ecclesiastica, a partire dell’analisi di un caso paradigmatico, quello del vescovo Guntario di Colonia, tentando di osservare la complessità dei rapporti gerarchici ecclesiastico-secolari e di autorità. Alcuni secoli più tardi, è ancora un rapporto in fieri tra Chiesa universale e Chiese locali, rispetto a un tema cruciale come quello dell’elezione episcopale, a determinare lo scoppio di un conflitto decisivo nella storia della diocesi di Torino. Ne sono protagonisti i canonici della cattedrale, che tra la metà e la fine del XIII secolo passano dalla vittoriosa disobbedienza verso la nomina, da parte di Innocenzo IV, del vercellese Giovanni Arborio all’accettazione piena della decisione di Bonifacio VIII di affidare la cattedra di San Massimo a un suo uomo di fiducia (Tedisio). Nel brusco passaggio dalla disobbedienza all’obbedienza è possibile osservare, in un contesto locale, l’eco dei grandi cambiamenti che maturano in questi decenni nelle relazioni tra Papato e Chiesa diocesana. Sempre nel XIII secolo, questa volta a livello pastorale, la disobbedienza o propria voluntas è presentata, nei sermoni del predicatore francescano tedesco Bertoldo di Ratisbona, come la colpa caratteristica e peggiore dei religiosi: mentre per i laici e i chierici secolari prevale l’accento sull’avarizia e sulla lussuria, nel caso di monaci e frati l’insistenza sulle varie forme di disobbedienza che si possono presentare all’interno della vita claustrale dimostra la centralità di questa categoria nel sistema di gerarchie e di governo dei cenobi e dei conventi.

Coordinatore: Francesco Cissello

Relazioni:
Francesco Cissello, Dalla disobbedienza all’obbedienza: i canonici di Torino e le elezioni episcopali alla fine dell’età comunale
Alessia Francone, Propria voluntas: la disobbedienza dei religiosi nei sermoni di Bertoldo di Regensburg
Marina C. Sarramia, Un vescovo inoboediens del secolo IX: il caso di Guntario di Colonia alla luce della complessa gerarchia ecclesiastica carolingia

Discussant: Umberto Longo