Venerdì 15 giugno, ore 9-10:30
Nel panorama di studi sull’Italia tardo medievale la fiscalità è stata uno dei temi di ricerca di maggiore successo nel corso degli ultimi decenni. I lavori sviluppatisi a partire dagli anni Sessanta del Novecento – per lo più nell’ottica di studi di storia economica o politico-istituzionale – hanno preso in considerazione il funzionamento dei sistemi fiscali e l’elaborazione di nuovi meccanismi di finanziamento pubblico. Dietro le specificità locali sono state riscontrate linee di sviluppo di portata sovraregionale; si è in tal modo aperta la strada a proficue comparazioni fra strutture politiche diverse per peso e natura istituzionale (dominazioni comunali e signorili, grandi comuni urbani e comunità sottoposte a un dominus). Le fonti contabili e fiscali sono state oggetto di indagini volte soprattutto a ricostruire, in quella pluralità di casi, da un lato la proprietà fondiaria, la distribuzione della ricchezza e le strutture demografiche; dall’altro le pratiche di governo dei ceti dirigenti, la creazione di nuove forme di prelievo e finanziamento del debito pubblico nel contesto di formazione degli stati regionali, l’emergere di tecniche sempre più complesse per la registrazione dei dati fiscali. Questo panel si propone invece di indagare come il prelievo fiscale e la documentazione a esso collegata siano divenuti, nel tardo medioevo, strumenti di classificazione delle persone a vari livelli, di definizione di gerarchie sociali, di riconoscimento di una piena o incerta appartenenza alla comunità. Se una funzione “definitoria” è riscontrabile in una vasta tipologia di documenti scritti, è soprattutto in ambito fiscale che la redazione di liste e la forma di registrazione dei dati assumono con maggiore evidenza uno scopo di delimitazione politica; uno scopo mai disgiunto dalle puntuali necessità di gestione delle finanze che hanno indotto, caso per caso, le comunità alla produzione di scritture contabili. La messa per iscritto e l’elaborazione di dati di natura fiscale certificano non solo situazioni di fatto, ma determinano al tempo stesso l’emersione di nuove gerarchie, dinamiche di appartenenza ed esclusione sulla base di processi di valutazione sociale che si fondano su precisi criteri da soddisfare e azioni da compiere. Assolvere o meno questi compiti, rispondere o meno a certi requisiti, comporta l’iscrizione o l’assenza da elenchi e atti e la collocazione degli individui in una posizione “sulla carta” a cui finisce per corrispondere una posizione nella comunità. Queste forme di registrazione di dati e persone divennero un modo per riconoscere ufficialmente lo status (di civis, di civis “completo”, di nobile, ecc.) degli individui. Il panel si propone dunque di esaminare questi processi fra fine Duecento e inizio Cinquecento, con riferimento tanto a formazioni politiche di grandi dimensioni quanto a realtà più circoscritte e meno note alla storiografia. Si è scelto di confrontare, in particolare, tre diverse “questioni fiscali” e le forme documentarie usate nella loro gestione: l’elusione della fiscalità comunale e la conseguente creazione di liste di “malpaghi”; la classificazione dei “miserabili” negli estimi delle città dell’Italia centro-settentrionale; il regime fiscale dei nobili fra città e campagna in area lombarda.
Coordinatore: Massimo Vallerani
Relazioni:
Paolo Buffo, I registri di mali debitores dei comuni italiani: elusione fiscale e prassi documentarie fra Due e Trecento
Federico Del Tredici, Eccezione nobiliare ed eccezione fiscale a Milano, secoli XIV-XVI
Marta Gravela, La classificazione dei miserabili negli estimi delle città italiane (secoli XIV-XV)
Discussant: Massimo Vallerani